Delicatissimi ravioli di ricotta e spinaci, lombata di vitello arrosto farcita, funghi porcini e verdure miste. Per dolce un omaggio al Piemonte, il bonet. Tutto è stato preparato nei settecento metri quadri della Cucina Grande.
E pensare che qui gli elettrodomestici più moderni sono entrati solo da pochi anni: tutto era rimasto immutato dagli inizi del Novecento, con lo stemma dei Savoia impresso sulle pentole di rame. È ora di pranzo, fuori dal meraviglioso Salone delle Feste scorre una tipica giornata romana di metà ottobre. Il colore delle livree d’ordinanza in dotazione allo staff è quello rosso lacca, di regola per i pranzi ufficiali.
L’ospite d’onore è la regina Elisabetta II, in visita di Stato insieme al consorte Filippo.Non si parla di cibo in occasioni come queste, ma l’apparecchiatura minuziosa della tavola – dove ogni dettaglio si adegua in maniera impeccabile al protocollo – si prepara a ospitare un piccolo trionfo di sapori che provengono da ogni parte della nostra penisola.
Credetemi, ogni italiano sarebbe andato fiero di questo pranzo offerto nel 2000 e se oggi ne può conoscere l’esistenza e i particolari lo deve al prezioso volume “Tutti i piatti dei Presidenti”, appena edito da L’ippocampo. Sfogliare le sue 255 pagine significa consegnarsi alla guida competente di Lorenza Scalisi per tutta la durata di una visita intrigante e ricca di sorprese. Tre anni di studio accurato e di paziente lavoro che l’autrice ha condiviso con la fotografa Chiara Cadeddu. Ad affiancarle, Fabrizio Boca (executive chef di Palazzo del Quirinale) e Domenico Santamaria (food & beverage manager). Trenta anni di ricette, storie e aneddoti sulle cucine della “casa degli italiani” – felice espressione coniata dal presidente Carlo Azeglio Ciampi – e che descrivono con efficacia la tecnica, la disciplina e l’entusiasmo di quanti vi lavorano per onorare al meglio la tradizionale ospitalità del nostro Paese.
Ho atteso a lungo l’uscita di questo libro e lo consulterò spesso, anche per provarne le ricette. La più preziosa delle quali non è però culinaria, ma di vita: «Lo chef del Quirinale sa che la scelta di un ingrediente, di una ricetta o un menù… non saranno mai soltanto frutto del suo desiderio, espressione della sua filosofia o dimostrazione delle sue capacità. Il suo lavoro è infatti mosso anche da considerazioni di ordine pratico, e dalla necessità di trasmettere un messaggio che va ben oltre l’aspetto culinario. Ogni dettaglio è studiato per essere facilmente comprensibile, sia dal punto di vista gustativo che dalla mise en place, perché stupisca non per l’aspetto ma per la sostanza». Aspetto e sostanza che troverete senz’altro in questo libro.
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