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GiustaDiSale

SCENDO QUA

Troppo veloce, ma soprattutto ingolfato di troppi pareri. Spuntano nel giro di pochi minuti.

Pof. Pof. Pof.


Fanno questo suono qua le opinioni frettolose che scriviamo. Le scriviamo su tutto ormai.


E vedete, è come una locomotiva. Come un un bel treno, un po’ tipo Orient Express per alcuni. Con le clip delle abat-jour anni 20. Le immagini vellutate e sgranate. Dal vagone ristorante arriva profumo di sogliole allo champagne e purè.


Ma potrebbe anche essere uno di quei convogli futuristici che volano sospesi a velocità folli. Tipo i treni di Tokyo. Avete presente?

È tutto un micro led. I dettagli sono così definiti e lucidi che quasi danno fastidio.

Nel vagone ristorante servono direttamente il sapore di domani. Bellissimo anche questo di treno, non lo nego.


Ecco, i social per me sono dei treni.

E sfrecciano, utili e potenti.


Ma alla prossima scendo.


Non vi offendete, ma scendo perché siamo in troppi a dire sempre e comunque la nostra.

Sempre, comunque e subito.


Scendo a prendere una boccata d’aria.


Ci mancherebbe, liberissimi. Ma anche io libera di poggiare piede alla prima stazione.


E per fortuna che si può. Lotterei con le unghie e con i denti per difendere questo meraviglioso luogo che si chiama opinione.


Ma c’è un però.

Che è il biglietto di un treno, il più importante che ci sia, e che ultimante ci dimentichiamo di obliterare. Troppa la fretta.


Si chiama silenzio.

Quando non conosciamo una storia particolarmente complessa e che tocca l’animo umano.

Silenzio.


Quando la conosciamo così così.

Ma può ferire le persone.

Silenzio.


Quando la conosciamo benissimo, ma è delicata, troppo delicata.

Silenzio.


Perché il silenzio è potente, rispettoso. Qualche volta è dovuto.


Scendo alla prossima, non vi offendete. Non vi offendete perché anche quello che avete appena letto è probabilmente solo un POF.

LM



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