I rebbi mi suggeriscono di cominciare a pettinarmi con la forchetta. Qui, adesso. Con la faccia seria. Lunghe e solenni spazzolate. Nel mezzo della cena e il ristorante praticamente pieno. E chissenefrega se c’è pure il direttore di quel quotidiano dove sogni di scrivere. Non ti importa più di nulla.
Eccola, sempre la cara Ariel - La sirenetta nel film Disney - che però ti viene a soccorrere. Perché se non avessi visto lei - che, negli abissi marini, acconcia i suoi capelli con una forchetta - forse non ci avresti mai pensato.
L’arriciaspiccia Ben spiegato dal suo amico gabbiano. Lo ricordate?
Bene, Ariel ti salva da uno scatto di nervi, inopportuno e acido.
Però sfido anche voi, che avete letto fino a qui, a non pensare ad Ariel la prossima volta appena vi capiterà. Perché succederà, state certi.
Quando per la dodicesima volta il cameriere - obiettivamente gentilissimo - vi farà scivolare sotto il naso la pietanza di turno.
E nel presentarla, pronuncerà una parola. A ripetizione: NOSTRO.
Il NOSTRO benvenuto,
il NOSTRO pane, la NOSTRA pasta
la NOSTRA fritturina, il NOSTRO gelato.
Da quel valzer di NOSTRO, NOSTRA non se ne esce senza giramento di testa. Perché manda un po’ in confusione.
Certo che il pane è vostro, siete un ristorante lo vendete con il coperto. E pure la vostra crema di asparagi, la fate voi. Per non parlare della vostra selezione di formaggi.
Ecco perché ti fissi sul luccichio dei rebbi nel ringraziare la salvifica Ariel mettendo a tacere quella vocina che già al secondo “NOSTRO” ti suggeriva di rispondere: se è così “VOSTRO” allora tenetevelo.
Poi un giorno ci sveleranno perché l’amuse-bouche più è buona più è microscopica. Ma questa è un’altra storia.
Intanto canticchiamo: In fondo al mar 🎵In fondo al mar
Se la sardina fa una moina
C'è da impazzir🎵
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