Ho mangiato pane e libertà fin piccola. Vabbè, a casa c’erano regole rigide ma questo non c’entra - o forse sì - con il “concetto di libertà” che mi hanno impresso.
Mi hanno insegnato a difendere con le unghie e con i denti la mia e quella altrui. Al punto tale che mi sentivo ripetere: “per poter scegliere di non seguire le regole devi conoscerle perfettamente“. Paradosso? Boh.
So solo che per conoscerle bisogna applicarle, e ci vuole tempo. Tanto. Ed io sono ancora qui che sto imparando.
Quindi, paladini di questa dea meravigliosa vestita del tessuto sottile dei diritti, non chiudete questa pagina scocciati dopo aver letto quanto segue.
Allora, non vuoi vaccinarti. Libero di farlo. Lo rispetto. Faccio un po’ fatica a scriverlo, ma io a questa dea preziosa non volto le spalle.
Poiché vivi in una comunità, non sulla cima più alta dell’Annapurna, ci organizziamo cosi: stipuli un’assicurazione. Tipo quella che abbiamo per le automobili.
Mi dirai, ma io non guido. Però bello mio giri tra tutti noi.
Nel caso ti dovessi ammalare, l’assicurazione copre le cure. Nel caso tu contagiassi qualcuno, risarcisci il danno procurato.
Se non succede nulla, a pandemia finita di quei 10.000 euro versati ti viene reso il 50%.
Perché la vita è una roulette, poteva anche andare male. Ma siccome può anche andare bene, non ti sei ammalato, non hai infettato nessuno e ti sei assunto il tuo pezzo di responsabilità.
10.000 euro, e tanta buona vita per tutti. Dici che sono troppi?
Caro, la libertà non ha prezzo.
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