Sei brava, ma sai “la politica aziendale” opta in questo momento per profili più giovani. La voce dall’altro capo del filo è amica e tocco il dispiacere per quello che mi sta dicendo. Fosse per me ti prenderei oggi stesso. È sincero, potesse, so che lo farebbe.
Metto in fila il mio cv: ho 43 anni, sono madre da un anno e ad oggi mi reputo fortunata.
Ho partita IVA, non ho uno stipendio sicuro ma cerco di vedere il bicchiere mezzo pieno.
Perché gli ultimi dati - riferiti al 2020 - danno nel mondo del lavoro circa 42.000 dimissioni di genitori di bambini da zero a tre anni con un calo del 18% rispetto al 2019. I numeri dall'Ispettorato nazionale del lavoro evidenziano come le donne siano il 77% del totale delle persone che si sono dimesse. Ecco che il bicchiere è amaramente mezzo pieno per me: almeno non devo dimettermi.
Si legge ancora nel rapporto: “Esiste una profonda differenza di genere nel dato relativo alle motivazioni in quanto la difficoltà di esercizio della genitorialità in maniera compatibile con la propria occupazione è quasi esclusivamente femminile. Le segnalazioni di difficoltà di conciliazione per ragioni legate ai servizi di cura o ragioni legate all'organizzazione del lavoro, infatti, riguardano donne in una percentuale tra il 96% e il 98%. La prevalente motivazione delle convalide riferite a uomini è invece il passaggio ad altra azienda".
Sembrano mondi slegati: la mia ricerca di un lavoro e la marea di donne che deve dimettersi perché non può permettersi lavoro e figli.
Eppure non lo sono, questi due mondi si incontrano lungo quella linea del bicchiere. Una linea di mezzo. Come a dire: “tu un lavoro lo avevi, hai dovuto rinunciare per seguire i tuoi figli; io un lavoro lo cerco, ma visto come vanno le cose, quasi dovrei temere di trovarlo”.
Intanto entrambe cresciamo i nostri figli sognando - soprattutto se sono femmine - un futuro pieno, perché con i mezzi bicchieri è difficile brindare alla vita.
Articolo pubblicato su La Ragione sabato 25 settembre 2021
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